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DISFAGIA IN RSA. IL TRATTAMENTO DEL DISTURBO DELLA DEGLUTIZIONE IN ETA’ INVOLUTIVA.

INTRODUZIONE


Il periodo pandemico che stiamo vivendo ha riportato con forza alla ribalta il tema delle RSA che devono essere prima di tutto un luogo in cui la salute, serenità, benessere e dignità dell’uomo vengono rispettati nel quotidiano.

Nell’ottica di un benessere fisico ed emotivo si colloca la volontà di proteggere l’ospite dalle patologie che possono colpirlo e la disfagia è un sintomo molto frequente che una volta appurato coinvolge trasversalmente diverse figure professionali, rendendo necessario un intervento capillare e accurato.


COS’È LA DISFAGIA?


È una condizione pervasiva e potenzialmente mortale che può emergere da una molteplicità di patologie, tra cui quelle neurologiche sottostanti alla deglutizione, che colpiscono il sistema neuronale, motorio e sensoriale. Il disturbo deglutitorio può essere presente in tutte le fasi del processo, pertanto può compromettere la masticazione, i movimenti della lingua, il riflesso di deglutizione (ritardato o debole), la chiusura glottica (parziale o nulla), la presenza di residui nel canale orofaringeo, ecc.

Il concetto di disfagia include anche un’alterazione di “atti comportamentali, sensoriali e motori preliminari in preparazione alla deglutizione; la consapevolezza cognitiva della situazione che introduce l’alimentazione, il riconoscimento visivo del cibo, e tutte le risposte fisiologiche stimolate dall’olfatto e dalla visione del cibo”.

Inoltre, nella fase preparatoria ed orale il danno motorio può rendere difficoltose l’organizzazione, la masticazione e la propulsione del bolo; il danno sensoriale può produrre “confusione” gustativa e mancanza di riconoscimento del cibo.



ANAMNESI


Prima di presentarsi al paziente, il professionista prende visione del suo stato oggettivo in anamnesi e documentazione medica, che può essere ricercata in cartella clinica (cartacea e/o digitalizzata), nella storia raccolta dai care-givers e dalle altre fonti attendibili in possesso dall’equipe.

Gli aspetti più rilevanti nell’interesse logopedico sono i seguenti, disposti a seconda della piramide dei bisogni:

  • Nutrizione per bocca o nutrizione artificiale
  • Pregressi episodi di soffocamento/ab ingestis e dieta in corso
  • Dentizione e rilevanti danni a porzioni del vocal tract
  • Dati sanitari oggettivi di interesse alimentare
  • Dati generici
  • Dati di interesse comunicativo

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ASSISTENZA NELLA GESTIONE DELLA DISFAGIA


Per rendere al massimo la capacità della deglutizione, è necessario fornire delle indicazioni sugli ausili e sulle posture adeguate all’ospite. Di queste ne esistono diverse, studiate nella disabilità e nella riabilitazione da stroke.

Tuttavia, sono state selezionate solo alcune che più frequentemente possono essere utilizzate nell’anziano, poiché la sua capacità motoria generalmente non rende facile l’applicazione di tutte le misure cautelari possibili.

L’intervento è finalizzato alla rieducazione ad una corretta deglutizione attraverso un piano individuale.


UN LAVORO DI EQUIPE


Multidisciplinarietà e integrazione delle competenze sono richieste nel tipo di intervento che si può attuare per la disfagia nell’anziano: vi sono il foniatra, l’otorinolaringoiatra, il gastroenterologo, il logopedista, il dietista, il nutrizionista, per arrivare al neurologo, al fisiatra, al geriatra, allo pneumologo e al neuropsicologo.

Il giusto dialogo e la costruzione di tabelle condivise puà aiutare ad arrivare se non alla completa risoluzione del problema, almeno ad una situazione meno delibitante.

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In questo corso ECM dal titolo DISFAGIA IN RSA. il trattamento del disturbo della deglutizione in età involutiva

a cura Dott. Giacomo Seccafien e del Dott. Riccardo Cuzzolin si pone l’obiettivo di far acquisire una conoscenza attorno al concetto di “Disfagia”, tale per cui essa venga riconosciuta come sintomo od evidenza clinica, e si sappia alla pari trattarla a livello alimentare nel rispetto della sicurezza del paziente e del mantenimento del benessere legato al pasto.

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Il corso è così suddiviso:

1 – VERSO UNA DEFINIZIONE DI DISFAGIA: CARATTERISTICHE E REGOLE GENERALI
– Cos’è la disfagia: cause e sintomi
– Evidenze cliniche e regole generali
– La consistenza degli alimenti e dei liquidi
– La verifica in emergenza
– Interventi di emergenza
– Tipi di nutrizioni artificiali

2 – L’IMMEDIATA E PREVENTIVA MESSA IN SICUREZZA DELL’OSPITE
– Nutrizione per bocca o nutrizione artificiale
– Pregressi episodi di soffocamento/ab-ingestis e dieta in corso

3 – LA VALUTAZIONE ANAMNESTICA E LE EVIDENZE
– Dentizione e rilevanti danni a porzioni del vocal tract
– Dati sanitari oggettivi di interesse alimentare
– Dati di interesse logopedico all’ingresso, alla prima rilevazione o al confronto con tecnici e professionisti
– Dati di interesse comunicativo (sensoriale, cognitivo e motorio)

4 – LA VALUTAZIONE STRUMENTALE
– Valutazione dello stato orale
– Valutazione oggettiva della disfagia e prima stesura di dieta
– Calcolo dell’IMC/BMI
– Uso di ausili e posture nel pasto e presentazione del piatto
– Valutazione delle risorse, condivisione col team di lavoro e seconda stesura della lista mensa
– Prognosi di riabilitazione alla disfagia e variazioni immediate
– Stato uditivo
– Consulto con psicologo ed equipe il quadro cognitivo e caratteristiche di eventuale demenza

5 – LA CONDIVISIONE DI UN PIANO RISPETTOSO DELLE LINEE GUIDA MA ANCHE DEL BENESSERE DELL’OSPITE
– Tabelle alimentari condivise
– Tabelle di monitoraggio di un trattamento
– Tabelle di Frequenza
– Tabella di gradimento delle pietanze

6 – IL TRATTAMENTO RIABILITATIVO DELLA DISFAGIA E SUE COMPENSAZIONI
– Trattamenti riabilitativi legati alla disfagia
– Integrazione malnutriti e disidratati
– Supervisione alla dieta ed al pasto
– Trattamento della stipsi
– Stimolazione sensoriale gustativa in NA definitiva
– Igiene orale e manutenzione protesi
– Indagine e trattamento IRPAI per rifiuto al pasto

7 – IL FOLLOW-UP
– In itinere: progresso dei risultati
– Dopo un periodo stabilito: verifica del mantenimento degli obiettivi raggiunti
– Revisione, mantenimento o aggiornamento delle diete e di altre indicazioni
– Monitoraggio della terapia indiretta

8 – CONSIDERAZIONI E CONCLUSIONI
Il rifiuto del pasto

QUESTIONARIO DI VALUTAZIONE FINALE

La prova di apprendimento potrà essere effettuata al termine del corso, dopo aver seguito le lezioni.

La prova di apprendimento consisterà in un questionario composto da 30 domande a risposta multipla con 4 possibilità di risposta di cui una sola giusta.
La soglia di superamento prevista è del 75%. E’ prevista una doppia randomizzazione delle domande.
SONO POSSIBILI 5 TENTATIVI

Il corso darà diritto a ben 10  crediti ECM previo superamento del prova finale.


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TROMBOSI DELLA VENA CENTRALE DELLA RETINA. Dalla teoria alla pratica clinica.

DI COSA SI TRATTA?


E’ una patologia vascolare che può portare alla cecità, la più comune dopo la retinopatia diabetica.
Si riconosce per le emorragie retiniche diffuse e l’aspetto tortuoso e dilatato delle vene.
Colpisce la popolazione sopra i 50 anni, ma negli ultimi anni si segnala un forte aumento dei casi anche sotto i 40 anni!


QUALI FORME ESISTONO?


Le trombosi venose posso riguardare tutta la vena centrale o soltanto una parte di essa, ne esistono diverse forme date da:

  • edema: iniziano lentamente completandosi entro 10 giorni;
  • ischemia: iniziano i maniera repentina provocando l’insorgenza di membrane neovascolari formate da capillari patologici, che potrà portare a glaucoma;
  • forme miste: tipiche dei soggetti con ipertensione arteriosa;
  • forme del giovane: in genere basta la terapia farmacologica, ma possono esserci delle recidive.

Nelle occlusioni di branche della vena centrale della retina in genere è necessario intervenire col laser al fine di evitare complicazioni, glaucomi ed emorragie.



TERAPIA


La terapia farmacologica cura i fattori di rischio una volta individuati.

La terapia medica locale gestisce le complicanze tramite colliri, Fans e cortisonici.

La terapia fisica si avvale del laser ad argon e cerca di gestire le complicanze, quali ischemia retinica periferica con proliferazione neovascolare e edema maculare in TVBR.

Il corso approfondisce le metodiche strumentali più utilizzate attualmente, soffermandosi sulle cure più efficaci che hanno preso piede negli ultimi anni.


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COVID-19 E TROMBOSI RETINICA


Nell’analizzare i vari casi, si prendono in esame anche le correlazioni di una risposta iperinfiammatoria che può scatenare il covid-19, portando ad occlusioni in zone inusuali come quelle retiniche.

Prendere in considerazione una precoce terapia anticoagulante in soggetti a rischio affetti da covid-19 potrebbe prevenirne l’insorgenza.

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In questo corso ECM dal titolo TROMBOSI DELLA VENA CENTRALE DELLA RETINA. Dalla teoria alla pratica

a cura della a cura della dott.ssa Francesca Fronticelli Baldelli si pone l’obiettivo di dare rivedere brevemente i tratti distintivi della trombosi retinica, passando attraverso l’evoluzione negli anni dell’iter diagnostico e approfondendo le metodiche strumentali più utilizzate attualmente. Valutazione di alcuni casi clinici “classici” per capire come affrontare nella pratica clinica la problematica. Focus on ciò che è capitato e sta capitando nell’ultimo anno: la correlazione sempre più emergente tra infezione da Covid-19 e l’insorgenza di patologie trombotiche anche a localizzazione retinica.

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Il corso è così suddiviso:

1) Definizione e quadro clinico
2) Complicanze più importanti
3) Popolazione interessata
4) Fattori predisponenti
5) Forme cliniche :
– OVC ischemica
– OVC non ischemica
6) Approccio diagnostico
7) Istologia e fisiopatologia
8) Sintomatologia
9) Valutazione iniziale
10) Decorso e prognosi
11) Occlusione venosa retinica di branca
12) Complicanze edema maculare non ischemico
13) Complicanze edema maculare ischemico
14) Trattamento laser delle edema maculare
15) Terapia:
– Introduzione
– Trattamento medico TVCR:
a) triamcinolonone
b) Ozurdex
c) AntiVegf:
d) Ranimizumab
e) Bevacizumab
f) Aflibercept
16) Terapia medica TVBR:
– laser
– corticosteroidi
– antiVegf
– Ranimizumab
– Bevacizumab
– Aflibercept
17) Terapia medica: Real Life
18) FAG
19) OCT strutturale
20) AngioOCT e occlusioni vascolari
21) Casi clinici:
– I TROMBOSI DI BRANCA
– II TVCR
– III TVCR
– IV TVBR
22) COSA C’È DI NUOVO OGGI
23) CORRELAZIONE TRA COVID-19 DISEASE E TROMBOSI RETINICA: CASI CLINICI
BIBLIOGRAFIA
QUESTIONARIO DI VALUTAZIONE FINALE

La prova di apprendimento potrà essere effettuata al termine del corso, dopo aver seguito le lezioni.

La prova di apprendimento consisterà in un questionario composto da 45 domande a risposta multipla con 4 possibilità di risposta di cui una sola giusta.
La soglia di superamento prevista è del 75%. E’ prevista una doppia randomizzazione delle domande.
SONO POSSIBILI 5 TENTATIVI

Il corso darà diritto a ben 10  crediti ECM previo superamento del prova finale.


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IL PIEDE DEL BAMBINO – Il piede piatto

INTRODUZIONE


Il piede piatto è una condizione clinica di frequente osservazione durante lo sviluppo del bambino e presenta una storia naturale oggi ben conosciuta. Per questo, i professionisti che approcciano questi piccoli pazienti devono avere ben presente come comportarsi in base all’età del paziente ed al potenziale evolutivo della condizione.

Prima di addentrarsi nelle varie opzioni di trattamento disponibili, ortesica, conservativa o chirurgica, il corso pone l’accento sulle peculiarità anatomiche e biomeccaniche del piede, una struttura complessa e multifunzionale


IL PIEDE


Il piede possiede una struttura complessa, dinamica e multifunzionale.

Durante l’evoluzione umana è il segmento che ha subito i maggiori adattamenti e rappresenta uno dei cardini principali per differenziarci sulla linea evolutiva sviluppando delle caratteristiche peculiari per ottimizzare la postura eretta statica e dinamica, gestendo un continuo compromesso tra le esigenze di adattamento al terreno e quelle di propulsione energeticamente efficace.



LO STUDIO BIOMECCANICO


Lo studio biomeccanico del piede ha affrontato la complessità propria di questa struttura con molti approcci diversi nel corso degli anni.

Per molto tempo, il piede è stato considerato una struttura statica, deputata al ruolo di sostegno antigravitario e per questo studiato con criteri meccanici, quasi architettonici. Solo con il tempo e le acquisizioni scientifiche si è passati ad analizzare la struttura e la funzione del piede attraverso criteri più anatomici, comunque legati ad una geometria ben definita, sempre statica.

Solo negli ultimi 40 anni i concetti di cinetica, e di equilibrio muscolare hanno cominciato a fare capolino, riconoscendo un ruolo attivo e dinamico nella conformazione della struttura del piede.

Infine è stata la Scuola italiana con gli studi di Pisani, Paparella Treccia e Ronconi a riconoscere finalmente al piede il suo ruolo di servomeccanismo di controllo attivo della gravità all’interno di un sistema complesso di assorbimento del carico di tipo senso-motorio.


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IL PIEDE PIATTO


Quella del “piede piatto” è ancora oggi una definizione irrisolta.

Non è possibile identificare in questi termini un’entità nosologica precisa ma piuttosto ci si può riferire ad una manifestazione clinica alla quale possono sottendere diverse cause. Non esistono infatti, parametri universalmente accettati che possano aiutarci a definirlo in un modo, diciamo così, matematico.

In linea di massima, la definizione nasce dalla descrizione morfologica del piede in carico, oltre che dalla sua condizione anatomopatologica. In questi termini, è possibile definire il piede piatto come: “Un dismorfismo del piede caratterizzato dall’abbassamento della volta plantare e dalla deviazione in valgo del retropiede”


LA CLASSIFICAZIONE DEL PIEDE PIATTO


La classificazione del PPVI si basa sull’osservazione dell’impronta plantare al podoscopio. Questo strumento permette di studiare la conformazione dell’impronta statica ed in carico corporeo, situazione che, come sappiamo, determina l’abbassamento della volta plantare in questo tipo di piede. Lo strumento permette di valutare anche le eventuali deviazioni del calcagno, osservate da dietro.

Pisani, infatti, ci insegna che un “ispettivo piattismo” non determina necessariamente un appiattimento dell’arco, ma che un calcagno valgo può far sembrare piatto un piede in effetti cavo.

TIPI DI TRATTAMENTO

– CON ORTESI PLANTARI
Il trattamento ortesico deve affrontare i momenti patogenetici che si sviluppano tra calcagno ed astragalo e nella coxa pedis e che portano alla mancata strutturazione dell’arco longitudinale plantare

– LA FISIOKINESITERAPIA
La fisiokinesiterapia da sola o contestualmente all’uso di ortesi plantari punta a modificare la posizione di valgismo del retropiede e ripristinare il fisiologico arco longitudinale mediale.

– LAVORO ARTICOLARE
Se si osserva un aumento della rigidità secondario alla brevità del tendine d’achille, si possono integrare alcuni esercizi di stretching nella sessione riabilitativa.
Lo scopo dello stretching è:
✓Ridurre la rigidità
✓Incrementare il rom articolare
✓Incrementare la lunghezza del complesso muscolo-tendine

– L’APPROCCIO CHIRURGICO
La via chirurgica per la correzione del piede piatto flessibile è un approccio relativamente raro. Secondo i diversi Autori, infatti, va incontro a correzione chirurgica una percentuale di pazienti che va dal 2% al 15%. Questo perché nell’approcciarsi alla chirurgia, va considerato come un piede che sia solo morfologicamente piatto spesso non presenti alcun tipo di disturbi funzionali e sia quindi ben tollerato dal paziente.


IL PIEDE DEL BAMBINO – IL PIEDE PIATTO. Approfondisci con un corso specialistico ECM FAD da 15 crediti


In questo corso ECM dal titolo IL PIEDE DEL BAMBINO – IL PIEDE PIATTO. Anatomia biomeccanica ed opzioni di trattamento

a cura della Dott. Ivan Di Francescantoniosi pone l’obiettivo di dare llustrati gli elementi utili per affrontare la condizione di piede piatto infantile.

Il corso è così suddiviso:

CAP 1 – Anatomia funzionale e biomeccanica
CAP 2 – Classificazione
CAP 3 – Valutazione iniziale
CAP 4 – Trattamento conservativo
CAP 5 – Cenni di trattamento chirurgico
TEST DI VALUTAZIONE FINALE

La prova di apprendimento potrà essere effettuata al termine del corso, dopo aver seguito le lezioni.

La prova di apprendimento consisterà in un questionario composto da 45 domande a risposta multipla con 4 possibilità di risposta di cui una sola giusta.
La soglia di superamento prevista è del 75%. E’ prevista una doppia randomizzazione delle domande.
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La postura è l’espressione fisica e psico-emotiva dell’individuo. Come riequilibrarla?

LA MEDICINA TRADIZIONALE CINESE


Riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e nata in Oriente oltre 2500 anni fa, la Medicina Tradizionale Cinese (MTC) è una medicina globale, energetica e preventiva integrativa della nostra medicina occidentale, con la quale realizza un effetto sinergico attraverso tecniche di esercizio diverse.

I suoi principi restano immutati nel tempo, per questo viene definita tradizionale, da sempre criteri per l’interpretazione della realtà, dell’uomo e del cosmo.

La vita deve tendere a conformarsi alle leggi naturali, affinchè scaturisca quell’equilibrio che è in grado di garantire lo stato di salute


YIN – YANG E I 5 ELEMENTI


Tra le teorie che fanno parte della MTC c’è quella dello Yin – Yang e dei 5 elementi, metodi di osservazione e interpretazione della natura nell’antica Cina.

La vita dell’essere umano è determinata dalla compresenza armonica di quelle che vengono chiamate dagli antichi cinesi “le cinque sostanze fondamentali” responsabili della forma e delle funzioni umane:

Essenza, Sangue e Fluidi corporei svolgono le funzioni di Yin di nutrire, idratare la sostanza.

Qi e Spirito o Shen sono yang, elementi eterei, immateriali che animano la sostanza e la muovono.



COS’E’ LA POSTURA


E’ facile considerare la postura come la disposizione delle parti del corpo come la descrive Kendall, ma se vogliamo andar più nel complesso dobbiamo intenderla coma Scoppa, la posizione del corpo nello spazio e la relazione spaziale tra i segmenti scheletrici, il cui fine è il mantenimento dell’equilibrio in condizioni statiche e dinamiche, cui concorrono anche elementi legati all’evoluzione della specie.

Nel complesso possiamo dire che il sistema posturale deve:

  • Mantenere una posizione eretta stabile (equilibrio), nonostante la gravità
  • Generare risposte che anticipano i movimenti volontari finalizzati.
  • Adattarsi alle condizioni ambientali

L’atteggiamento posturale che caratterizza ognuno di noi, non è quindi un fatto puramente guidato dalle leggi fisiche, ma anche l’espressione della nostra storia, delle nostre motivazioni e della nostra maniera di essere di fronte agli altri e agli eventi della vita.

L’esercizio posturale di conseguenza necessita di un approccio unitario, in cui la componente biomeccanica possa integrarsi con quella neuromotoria e psicomotoria, dato lo  stretto legame tra psiche, personalità e postura.


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POSTURE DEI MERIDIANI


Con una sequenza di esercizi a corpo libero si ha l’obiettivo di stimolare la circolazione dell’energia nei diversi meridiani energetici: essi sono dei canali nel quale scorre il flusso sanguigno e se hanno dei blocchi si rischia che non tutti gli organi siano nutriti adeguatamente.

La respirazione in questi esercizi è davvero molto importante, saperla controllare ad esempio nella postura di stiramento dei meridiani non sarà subito semplice, ma col tempo risulterà più facile.

Consideriamo che un diaframma bloccato sarà segno di un conflitto tra istinto e ragione, tra emozioni inespresse e istinti non vissuti, un conflitto tra ciò che siamo e ciò che pretendiamo di essere.

La respirazione consiste in una sequenza di atti inspiratori ed espiratori che avvengono automaticamente, ma che possono essere controllati dalla volontà. Con ogni inspirazione immettiamo in torace circa mezzo litro di aria e normalmente in un minuto, compiamo dai 12 ai 16 atti respiratori.


POSTURA E BENESSERE


La relazione tra postura e benessere è abbastanza significativa.

Una corretta postura non crea tensioni muscolari che portano rigidità, stanchezza ma soprattutto dolore.

Capire il nostro sistema posturale può spingerci ad effettuare durante la giornata quelle correzioni minime dando maggiore flessibilità all’apparato osteoarticolare e muscolare. Dobbiamo immaginare il nostro corpo come un filo teso tra due estremità: testa e piedi condizionano tutto l’asse.

Tutte le attività proposte sono finalizzate al permettere di riequilibrare, grazie al miglioramento del dinamico fluire del Qi tra uomo e ambiente, oltre alla componente fisica, gli stati emotivi, promuovendo il mantenimento della salute e del benessere.




Questo corso ECM dal titolo LA POSTURA E’ L’ESPRESSIONE FISICA E PSICO-EMOTIVA DELL’INDIVIDUO. COME RIEQUILIBRARLA? a cura di Ft. Paola Gaido e Ft. Daniela Putzulu si pone l’obiettivo di analizzare tecniche di medicine non convenzionali: analizzandone la valutazione dell’efficacia in ragione degli esiti e degli ambiti di complementarietà

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Il corso è così suddiviso:

Medicina Tradizionale Cinese:

  • Cenni storici
  • Principi Fondamentali
  1. – Le 5 Sostanze Fondamentali: Qi, Shen, Essenza, Sangue, Fluidi Corporei
  2. – La Teoria degli Zang-Fu (Organi e Visceri)
  3. – La Teoria dello Yin e dello Yang
  4. – La Teoria dei 5 Elementi

Postura:

  • Influenze, Sistemi di Controllo e Valutazione
  1. – Definizione di Postura
  2. – Controllo, Tono, Orientamento, Equilibrio
  3. – Sistema Tonico Posturale
  4. – Postura e Psiche
  5. – La Fascia e le Catene Muscolari
  6. – Statica Eretta e Valutazione posturale

Considerazioni sulla Postura in Medicina Tradizionale Cinese

  1. – La Colonna Vertebrale e il Personale Mandato di Vita
  2. – Cerniere di Rotazione e Simbolismo
  3. – I 5 Pilastri e le Cavità Ossee
  4. – La Linea Posteriore, Laterale e Frontale
  5. – I Meridiani Curiosi
  6. – I Meridiani Tendino Muscolari

Parte Teorico-Pratica: Posture dei Meridiani

  1. – Il Corpo come Dimensione Spirituale e le Posture Coscienti

La Respirazione

  1. – L’Apparato Respiratorio e le sue Funzioni – Meccanica e Muscoli della Respirazione – Il Diaframma e la Catena Profonda Anteriore – Il Qi, il Soffio e il Polmone
  2. – La Pratica della Respirazione e gli Esercizi

Posture ed Esercizi

  1. – Schema di Lavoro delle Posture
  2. – Posture dei Meridiani Principali e dei Curiosi Du Mai e Ren Mai
  3. – Esercizi complementari di Stiramento dei Meridiani Posturali
  4. – Esercizi per i Meridiani dell’area Testa – Collo – Spalle

Il corso è perfettamente compatibile con tutti i dispositivi e device.

La prova di apprendimento potrà essere effettuata al termine del corso, dopo aver seguito le lezioni.

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Dieta chetogenica. Principi biochimici e razionale di utilizzo.


UN CATTIVO STILE DI VITA


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dermatologia e pelle

La Dermatologia e le tipologie di pelle

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La movimentazione manuale dei pazienti

Prevenzione dei rischi per gli operatori sanitari


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