Le fratture

Per frattura si intende l’interruzione della continuità strutturale della compagine del tessuto osseo relativamente ad un determinato segmento dell’apparato locomotore e di sostegno.

In seguito a frattura il segmento interessato spesso perde la sua forma anatomica e le sue dimensioni e (in particolare per le ossa lunghe) frequentemente subisce un accorciamento per la forza esercitata dalla tensione intrinseca dei muscoli attivi nella regione anatomica in questione.


Tipologie di fratture


Composta

quando la frattura non altera la forma e le dimensioni del segmento colpito ovvero quando non vi è spostamento dei monconi di frattura che rimangono in sede.

Scomposta

quando il segmento colpito perde le sua caratteristiche per forma e/o per alterazione delle sue dimensioni anatomiche precedenti.

La scomposizione consiste in uno o più dei seguenti casi:

  • perdita di contatto tra i frammenti ossei
  • deviazione dei moconi sul piano frontale (in varo se il moncone distale è deviato verso la linea mediana , in valgo se deviato verso l’esterno)
  • deviazione sul piano sagittale ( procurvato se l’angolo maggiore è rivolto anteriormente , recurvato se rivolto posteriormente )
  • disassamento: quando gli assi dei monconi non si incontrano nel punto di frattura (a titolo di esempio il caso estremo è quando gli assi dei monconi sono paralleli e quindi non si incontrano mai )
  • scomposizione rotatoria : quando un moncone si trova ruotato rispetto all’altro ( extra o intra-rotazione).

Tutti i tipi di scomposizione possono essere compresenti nella stessa frattura

Incompleta

quando la circonferenza dell’osso non è completamente interrotta ( in questo caso sono incluse le cosiddette fratture a legno verde del bambino in cui una corticale è ancora in continuità per via del grado alto di flessibilità che l’osso giovane presenta)

Tronca

la ove la rima di frattura è più o meno perpendicolare all’asse del segmento interessato ( in questo caso la superfice di frattura è minima e ridotta alla circonferenza del segmento interessato)

Obliqua o spiroide

quando la linea di frattura fa un angolo acuto rispetto all’asse del segmento e si estende ampiamente nel senso della lunghezza del segmento stesso

Monofocale

quando vi è una sola rima di frattura

Plurifocale

quando vi sono più foci di frattura nel medesimo segmento

Pluriframmentaria

quando i frammenti di frattura sono più di 2

Chiusa

quando non vi è interruzione alcuna della cute in relazione alla frattura

Esposta

quando vi è un’interruzione della cute che determina una comunicazione dell’osso fratturato con l’esterno. Le cosiddette esposizioni possono presentare una più o meno estesa perdita di sostanza cutanea , possibile perdita di sostanza a carico dei “tessuti molli” ( muscoli, tendini, vasi ,nervi ) e perdita di sostanza ossea più o meno ampia.



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Fratture ad alta o a bassa intensità


Le fratture sono provocate da vettori di forza che agiscono direttamente o indiretttamente sull’osso superando la capacità di resistenza del tessuto e provocandone il cedimento.

L’energia necessaria per produrre la frattura varia anche in funzione del meccanismo del trauma, flessione/ torsione /sovraccarico assiale.

Quindi si hanno fratture a bassa o alta intensità a seconda dell’entità della forza che le provoca.

In genere una frattura a bassa intensità è provocata da una forza che supera di poco il break-point dell’osso; viceversa se questa forza è di molto superiore si hanno le fratture ad alta intensità che comportano una lesione globale della zona interessata (vasi, muscoli ,nervi e parti molli in generale e le funzioni a loro correlate).

Vale la pena ricordare ,a questo proposito, la formula della Energia Cinetica

E = 1⁄2 x Massa (peso in Kg.) x Velocita al quadrato (metri/sec.)

a titolo di esempio si pensi ad un proiettile sparato da un fucile da guerra che pur avendo massa molto ridotta ha una energia cinetica molto alta grazie alla grande velocità producendo così effetti devastanti al momento dell’impatto.



Localizzazione delle fratture


A seconda della parte dell’osso interessata si possono avere fratture:

  • epifisarie
  • meta-epifisarie
  • diafisarie
  • articolari
  • distacchi epifisari nell’osso in crescita

Particolarmente degne di attenzione sono le fratture articolari per via del grave danno che possono portare alla funzione di movimento delle articolazioni se non si procede a perfetta riduzione.

Altrettanto problematiche sono le fratture-distacchi epifisari poiché interessano il segmento osseo nella zona delle cartilagini di accrescimento. Se non correttamente ridotte in tempi brevi generano inevitabilmente dei danni alle cartilagini con conseguenti difetti di crescita.


Guarigione delle fratture: l’osso è un organo attivo


L’osso è un tessuto biologico, formato da cellule specializzate, immerso in una struttura minerale costituita da idrossiapatite di calcio [ Ca10 (PO4 )6 (OH)2] per il 95% .

La componente minerale delle ossa è costantemente modellata e rimaneggiata dalle cellule ossee: osteoblasti, osteociti ed osteoclasti.

Esse, in un ininterrotto lavoro di apposizione e demolizione della matrice minerale, provvedono a “rinnovare” completamente lo scheletro più volte nel corso della vita. L’osso, quindi, non è una struttura passiva ma anzi è “organo” vitale emetabolicamente attivo, strettamente connesso ai processi vitali dell’organismo.

Qualunque sia la modalità di produzione della frattura l’effetto sarà:

  • un’interruzione dell’architettura ossea,
  • lacerazione della membrana, riccamente vascolarizzata ed innervata, che riveste esternamente la superficie ossea (periostio)
  • rottura del letto vascolare all’interno dell’osso (circolo endostale).

Dall’ematoma che immediatamente si forma prende avvio il processo riparativo che cercherà di portere a guarigione l’osso attraverso diverse fasi.


Dopo la frattura, a livello dei frammenti, si forma quindi un ematoma, alimentato dalla rottura dei vasi periostali ed endostali, che è il primo momento del processo di guarigione.

I margini della frattura vanno incontro a morte cellulare ed il coagulo seguito all’ematoma viene infiltrato da cellule quali macrofagi, globuli bianchi, fibroblasti emastoblasti.

A questo punto l’’osso necrotico viene quindi rimosso.

Il coagulo viene attraversato ed abitato da vasi (arteriole) che apportano ossigeno e da elementi cellulari quali osteoblasti, prosteociti e condroblasti. In questa fase si forma il callo fibroso.

Il callo fibroso, circa tra la terza e la quarta settimana dalla frattura, inizia a trasformarsi in callo osseo ovvero inizia la calcificazione del tessuto che porterà alla trasformazione del callo in osso strutturato.

La fase di rimodellamento inizia circa sei settimane dopo la frattura e può durare settimane o mesi; in questo tempo l’osso si rimodella nella propria struttura.

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