L’ecosistema vaginale e la Candidosi vulvo vaginale

Cenni sul Microbiota Vaginale e sulla Candidosi Vulvo Vaginale con e senza recidive

La Candida è un microrganismo che normalmente colonizza la vagina, e, anche se in minima quantità, i genitali esterni. Normalmente risulta essere silente perché presente in forma di spora. Sempre più spesso, tuttavia, la Candida si virulenta: di conseguenza, l’infezione vulvovaginale da Candida diventa una scomoda realtà per molte donne, dall’età puberale in poi, quando entrano in gioco gli estrogeni, fattori permittenti per la proliferazione del micete, una condizione resa più insidiosa dal sempre più frequente uso di antibiotici, che, iniziato in età pediatrica, continua per tutta la vita.

Una patologia insidiosa e difficile da affrontare in modo risolutivo, soprattutto quando tende a recidivare mensilmente, creando problemi fisici, psicosessuali e relazionali.


Cos’è la Vaginite


La Vaginite è una condizione infiammatoria a carico della vagina, che può essere estesa anche alla vulva, caratterizzata principalmente da prurito, bruciore, e perdite anomale a volte maleodoranti.

La Vaginosi invece è una condizione patologica di causa ignota, caratterizzata da deplezione della normale popolazione lattobacillare e sostituzione da parte di popolazione batterica mista, costituita principalmente da anaerobi.


L’Ecosistema vaginale (microbiota)


La flora vaginale presenta caratteristiche comuni alla flora presente anche negli altri ecosistemi microbici dell’uomo.

Nella vagina vi è normalmente una flora batterica rappresentata da diversi microrganismi aerobi e anaerobi, in equilibrio tra loro, chiamata ecosistema vaginale.

I batteri più numerosi in questo ecosistema sono i lattobacilli , o bacilli di Döderlein, dal nome del loro scopritore. Questi lattobacilli sono batteri a forma di bastoncino, di cui in natura esistono almeno 60 tipi. Nella vagina ci possono essere fino a 7 varietà diverse di lattobacilli.

Il primo studio approfondito sul microbiota vaginale umano è stato pubblicato proprio da Döderlein nel 1892. Döderlein aveva ipotizzato che il microbiota vaginale fosse omogeneo, consistente solo di bacilli gram-positivi, detti appunto bacilli di Döderlein, che ora sono noti per essere membri del genere Lactobacillus spp.

Questo concetto è stato modificato dai ricercatori che hanno studiato il microbiota di donne asintomatiche il quale consiste solitamente in una varietà di microrganismi aerobici e anaerobici.

I lattobacilli rivestono un ruolo protettivo

È importante sottolineare come i lattobacilli mettono in atto una serie di meccanismi per svolgere un effetto protettivo a difesa della mucosa vaginale dall’aggressione dei microbi patogeni.


Lattobacilli al microscopio


La vagina può essere considerata uno dei modelli più completi ed interessanti per lo studio dei rapporti tra ospite e flora microbica residente. Le pareti della vagina vengono infatti colonizzate nelle prime 24h dalla nascita e lo rimangono per tutta la vita.

La simbiosi mutualistica tra ospite e flora lattobacillare è l’aspetto caratterizzante l’ecosistema vaginale. L’equilibrio dell’ecosistema vaginale costituisce il principale fattore di difesa contro le infezioni delle basse vie genitali.

Le specie batteriche che colonizzano l’organismo umano posso variare da ospite a ospite e anche in base allo stato dell’ospite, ovvero l’età, i valori ormonali, lo stato del sistema immunitario e lo stato generale di salute.

Ne consegue che anche il microbiota vaginale può variare, da persona a persona, da razza a razza, ma anche nel tempo nella stessa persona a causa di fattori esterni, come esposizioni a contaminanti esterni, competizione fra i microrganismi residenti o per scarsa igiene.

La Candidosi Vulvo Vaginale

La candida albicans è un fungo saprofita che appartiene alla famiglia dei saccaromiceti. È un microrganismo eucariotico con una capacità straordinaria di adattarsi alle diverse condizioni ambientali dell’organismo ospite.

Queste proprietà uniche consentono il doppio stile di vita della candida albicans ovvero sia come commensale sia come opportunista patogeno per l’uomo e altri mammiferi.

Normalmente la candida albicans è presente nel cavo orale, nell’intestino e nella vagina.

L’infezione vaginale da candida, inizialmente definita come «vaginite acuta da candida», fu presto inquadrata, in Inghilterra, in un complesso di forme sintomatiche ed asintomatiche raggruppate sotto il nome di «candidosi» e «candidiasi» vaginali.

Evidenziata la vulva come sede principale dei sintomi e dei processi infiammatori, fu coniato il termine di «candidiasi vulvovaginale» ovvero «VVC»

La maggior parte delle donne ha episodi sporadici acuti, mentre altre manifestano disturbi cronici, che purtroppo spesso non vengono diagnosticati come di origine micotica.

La candidosi vulvovaginale (VVC) colpisce circa il 50% delle donne durante il corso della loro vita ma è spesso percepita solo come un comune fastidio perché si pensa sia facilmente curabile, spesso con farmaci da banco.

I principali fattori di rischio della Candidosi Vulvo Vaginale

Tra i principali fattori di rischio per le donne troviamo:

  • GRAVIDANZA
  • MALATTIE CRONICHE DEBILITANTI
  • MALATTIE DISMETABOLICHE E/O ENDOCRINE (Diabete mellito, M. di Addison. S. di Cushing)
  • DEFICIT IMMUNITARI CONGENITI O ACQUISITI
  • VARIAZIONI DELL’EQUILIBRIO ORMONALE
  • FATTORI IATROGENI (Antibiotici, cotraccettivi orali, chemioterapici, corticosteroidi)
  • ABITUDINI PERSONALI (Abiti aderenti e sintetici, salva slip, dieta, tamponi vaginali

Sembra inoltre certa la relazione tra il numero delle infezioni sintomatiche ed una dieta particolarmente ricca di carboidrati.

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La Candidosi Vulvo Vaginale Ricorrente (RVVC)

La maggior parte delle donne sperimenterà nella propria avita solo uno o due episodi di VVC

Esiste però un sottogruppo di donne con un episodi multipli di VVC, intervallati da periodi totalmente asintomatici. Per questo tipo di infezioni è stato coniato il termine di vulvovaginiti ricorrenti da candida – RVVC

La vulvovaginite recidivante (RVVC), è definita come quell’infezione che si manifesta con almeno 3 episodi sintomatici in un anno.

È quindi una condizione clinica molto più grave dovuta alle recidive dei sintomi (appunto tre o più episodi per anno) e per la sua refrattarietà ai trattamenti.

Recenti studi epidemiologici hanno inoltre suggerito che la prevalenza di RVVC può essere superiore a quanto precedentemente stimato e può interessare fino al 7-8% delle donne che sperimentano un primo episodio di VVC. Ciò si tradurrebbe in un’incidenza annuale globale stimata fra l’1 ed il 2% di tutte le donne.

Il disagio associato alle RVVC è intenso: diminuisce infatti notevolmente la qualità della vita nelle giovani, con un impatto fortemente negativo sulla vita lavorativa e sociale.

Inoltre le pazienti sono spesso attratte dalla pubblicità e tendono ad acquistare formulazioni da banco, prebiotici e probiotici che spesso, oltre ad essere inefficaci, possono addirittura aggravare i loro sintomi.

I fattori che determinano quali donne subiranno la transizione da VVC sporadica a RVVC non sono però purtroppo ancora ben definiti.

Come avviene la diagnosi?

I sintomi comuni da infezione da candida includono prurito vulvovaginale, irritazione, bruciore, indolenzimento, dispareunia, e perdite vaginali. I segni clinici evidenti sono eritema vulvare, edema dei genitali,escoriazioni e ragadi, insieme all’eritema introitale vaginale. Una perdita vaginale bianca non maleodorante è suggestiva di VVC ma è estremamente non specifica.

Prudenzialmente la diagnosi non dovrebbe mai essere basata solamente su aspetti clinici data la loro mancanza di specificità.

In corso di VVC il pH vaginale è quasi sempre normale. Un pH elevato dovrebbe quindi suggerire una diagnosi alternativa (anche se le infezioni da flora mista si verificano occasionalmente).

Quando il sospetto clinico indica una VVC in presenza di microscopia negativa e pH vaginale normale, è raccomandato quindi eseguire un test colturale.

Al momento non sono ancora disponibili nuovi ed affidabili test rapidi (point of care) utili per una diagnosi veloce, certa e approfondita.

Le sonde per la ricerca del DNA fungino sono utili, fornendo risultati ragionevolmente accurati entro alcune ore: la PCR permette di rilevare la presenza del genere Candida come pure a determinarne le specie.

Questi test riescono ad offrire risultati affidabili, ma non sono disponibili in tutte le strutture e sono dispendiosi.

Linee Guida AMCLI

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