L’Obesità è una malattia

L’obesità è una malattia, o meglio, una patologia complessa in grado di determinare diverse situazioni di malattia.



Esiste un generale consenso sul fatto che l’obesità non sia un singolo disturbo, ma un gruppo di condizioni con origini multiple (genetiche, comportamentali ed ambientali) che agiscono attraverso l’impatto dell’introito calorico e del dispendio energetico.

L’obesità si configura come una malattia, o meglio, una patologia complessa in grado di determinare diverse situazioni di malattia, poichè l’essere umano, a causa dell’eccesso ponderale diventa meno performante sotto tutti i punti di vista, riduce la propria aspettativa di vita, aumenta i rischi di contrarre malattie croniche e invalidanti e riduce la propria qualità di vita.

L’obesità è multifattoriale: è legata cioè all’interazione circolare, nel corso della vita, di fattori predisponenti genetici, fattori ambientali (familiari, lavorativi, micro e macro sociali), abitudini alimentari scorrette, ridotto dispendio energetico, disturbi dell’umore e di personalità.

L’obesità è un’evoluzione patologica del rapporto dell’uomo con il cibo. Un rapporto necessario che si ritrova in ogni ambito del sapere umano.

Parlare di cibo significa parlare di economia, letteratura, cinema, religione, filosofia, cucina, gastronomia, scienza, medicina, biologia, sociologia.

Il cibo è:

  • meta di stimoli neurobiologici.
  • organizza i nuclei di sviluppo dei legami affettivi
  • si configura come un mediatore relazionale, punto di incontro tra persone, occasione di relazione e di condivisione

Definizione di obesità


L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) definisce il sovrappeso e l’obesità come un accumulo anomalo o eccessivo di grasso corporeo in grado di compromettere la salute. La classificazione avviene sulla base dell’indice di massa corporea (IMC o BMI Body Mass Index), cioè il peso in chilogrammi di una persona adulta diviso per il quadrato della sua altezza in metri (kg/m2):

IMC ≥25 (sovrappeso)

IMC ≥30 (obesità)

L’IMC fornisce solo una stima approssimativa dei rischi correlati alla salute e deve essere interpretato contestualmente ad altri parametri clinici. Invece di definire obiettivi legati al peso, gli interventi devono concentrarsi sul miglioramento della salute e del benessere.

Sebbene il peso venga comunemente valutato mediante l’IMC, la distribuzione del tessuto adiposo è un fattore importante per definire il rapporto tra obesità e quadro di salute.

L’obesità “centrale“ appare più preoccupante in termini di rischi per la salute correlati all’obesità. Si ritiene sia dovuta ad un aumento del grasso viscerale, accumulato intorno agli organi del corpo, che esercita un’attività ormonale e metabolica.

È emerso che l’obesità centrale costituisce un maggiore fattore di rischio per malattie cardiovascolari, diabete e demenza rispetto all’obesità corporea totale. La Tabella seguente mostra le categorie a maggior rischio in base alla circonferenza della vita negli uomini e nelle donne.


L‘evoluzione verso l’obesità


Il cambiamento nell’alimentazione sembra essere uno dei momenti di svolta nell’evoluzione dell’uomo.

La capacità di trasformare i cibi (tritarli, cuocerli, amalgamarli, ecc..) ha consentito una riduzione degli spazi occupati da denti e mascelle a favore dell’aumento del cervello. La capacità di alimentarsi con cibi più digeribili ha consentito all’uomo di correre più velocemente e per più tempo di qualunque altra scimmia.

Tali cambiamenti hanno richiesto però migliaia di anni.

Di certo c’è che l’essere umano non è costruito per vivere in un ambiente caratterizzato da elevata disponibilità di risorse alimentari perchè la sua struttura fisica, sensoriale e cognitiva si è sviluppata all’interno di un contesto che, pur in presenza di modificazioni macroscopiche nel corso dei millenni, ha visto succedersi periodi di carestia e difficoltà costanti all’accesso delle risorse per una grande quantità della popolazione.

Il Genotipo risparmiatore

La teoria evoluzionistica del genotipo risparmiatore, proposta da Neel, ipotizza che l’obesità (e il diabete) derivino da un processo di selezione naturale, verificatosi nei nostri antenati, che avrebbe favorito la disseminazione di geni risparmiatori in un vasto numero di persone.

La presenza di numerosi periodi di carestia avrebbe poi selezionato un ampio gruppo di persone portatrici del genotipo risparmiatore, a scapito di quelle non portatrici.

Nella società moderna, dove esiste una continua disponibilità di cibo, il genotipo risparmiatore avrebbe però conseguenze negative, perché favorirebbe un eccessivo accumulo di grasso in preparazione di un periodo di carestia che difficilmente si verificherà.

Se vogliamo quindi cercare di comprendere l’obesità da un punto di vista evolutivo, essa sembra rappresentare un adattamento patogeno dell’uomo al proprio ambiente.

Se è vero che l’uomo non è costruito per vivere in un ambiente ricco di possibilità alimentari, che il suo successo evolutivo è basato sulla capacità di camminare e correre per lunghi tratti in contesti anche ostili, che si è evoluto in stretto contatto con la natura e ha sviluppato una raffinata capacità di trasformare gli elementi del proprio ambiente facendoli diventare commestibili, non possiamo far altro che osservare che lo stile di vita occidentale che favorisce il movimento passivo (auto, scale mobili, lavoro sedentario, tv, ecc.) che riduce il contatto diretto con la natura (vivere in ambiente urbano rende molto difficile la coltivazione) e favorisce uno stile alimentare fatto di cibi ad alto contenuto calorico sempre disponibili, semplici da raggiungere, non cucinabili, si configura come un contesto obesogeno.

Lo stile di vita occidentale si configura come uno contesto obesogeno

“La vecchia filosofia partiva da questo assioma: «Io sono un’essenza soltanto pensante, astratta; il corpo non è costitutivo della mia essenza». La nuova filosofia comincia invece con l’assioma: «Io sono un essenza reale, sensibile: il corpo è costituivo della mia essenza; anzi, il corpo nella sua totalità è il mio io, la mia essenza stessa»”.

(Principi della filosofia dell’avvenire, 1843)

“La teoria degli alimenti è di grande importanza etica e politica. I cibi si trasformano in sangue, il sangue in cuore e cervello; in materia di pensieri e sentimenti. L’alimento umano è il fondamento della cultura e del sentimento. Se volete far migliorare il popolo, in luogo di declamazioni contro il peccato, dategli un’alimentazione migliore. L’uomo è ciò che mangia”. (Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia, 1862)




L’epidemia del terzo millennio


Secondo i dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il numero di persone obese nel mondo è raddoppiato a partire dal 1980: nel 2014 oltre 1,9 miliardi di adulti erano in sovrappeso, tra cui oltre 600 milioni obesi.

Obesità e sovrappeso, prima considerati problemi dei soli Paesi ricchi, sono in aumento anche nei Paesi a basso e medio reddito, specialmente negli insediamenti urbani, e sono ormai riconosciuti come veri e propri problemi di salute pubblica:

  • in Africa il numero di bambini in sovrappeso o obesità è quasi raddoppiato dai 5,4 milioni del 1990 ai 10,6 milioni nel 2014
  • nel 2014, quasi la metà dei bambini sotto i 5 anni di età in sovrappeso viveva in Asia.

Nella Regione Europea dell’OMS, oltre il 50% della popolazione adulta era in sovrappeso e oltre il 20% obesa. Dalle ultime stime fornite dai Paesi Ue emerge che il sovrappeso e l’obesità affliggono, rispettivamente, il 30-70% e il 10-30% degli adulti.

Nel 2014, nel Mondo circa 41 milioni di bambini sotto i 5 anni di età erano in sovrappeso o obesi.

La percentuale di popolazione in eccesso ponderale cresce all’aumentare dell’età e, in particolare, il sovrappeso passa dal 14% della fascia di età 18-24 anni al 46% tra i 65-74 anni, mentre l’obesità passa, dal 2,3% al 15,3% per le stesse fasce di età. Inoltre, la condizione di eccesso ponderale è più diffusa tra gli uomini rispetto alle donne (sovrappeso: 44% vs 27,3%; obesità: 10,8% vs 9%)

L’obesità è un fattore di rischio per una serie di condizioni e patologie croniche, come le malattie ischemiche del cuore, l’ictus, l’ipertensionearteriosa, il diabete tipo 2, le osteoartriti e alcuni tipi di cancro (corpodell’utero, colon e mammella).


Le cause dell’obesità


L’obesità e il sovrappeso sono causati nella maggior parte dei casi da uno squilibrio tra apporto e consumo energetico.

Oggi si consumano cibi più ricchi di calorie (per lo più da zuccheri e grassi) rispetto al passato e ci si muove meno.

L’equilibrio energetico dell’organismo, che è in funzione dell’assunzione di cibo, del metabolismo e del movimento, si sposta verso un equilibrio positivo durante i periodi di aumento di peso e verso un equilibrio negativo durante i periodi di perdita di peso.

L’epidemia di obesità viene più comunemente attribuita alla combinazione di cibi ad alto contenuto energetico e alla diminuzione dell’attività fisica; questa spiegazione risulta comunque insufficiente sotto diversi aspetti.

Più raramente l’obesità è causata da condizioni genetiche (es. sindrome di Prader Willi) o da malattie endocrine quali la sindrome di Cushing (una condizione che determina un’aumentata produzione di cortisolo da parte delle ghiandole surrenali) o un cattivo funzionamento della tiroide (ipotiroidismo).

Un’altra condizione che può associarsi ad obesità è la sindrome dell’ovario policistico.

Alcuni farmaci (antidepressivi, antipsicotici, cortisonici, pillola anticoncezionale) possono indurre un aumento di peso.

Il fenomeno legato alla sovralimentazione e all’inattività rappresenta invece un sintomo piuttosto che una causa dell’obesità.

Di conseguenza, la soluzione spesso proposta, basata su “dieta ed esercizio”, non produce sempre risultati duraturi poiché non affronta le cause primarie.

I fattori di personalità legati all’obesità


Le caratteristiche di personalità rivestono una particolare importanza nelle decisioni connesse alla salute e nelle individuazioni delle situazioni di rischio.

Sebbene il tratto di personalità sia stabile, molteplici sono le espressioni della personalità che possono modificarsi con il tempo, in funzione delle esperienze, delle interazioni sociali, degli eventi di vita, della progressiva consapevolezza individuale. Mangiare in eccesso può rappresentare una modalità apparentemente efficace di gestione delle emozioni e anche un comportamento indicativo di alcuni aspetti di personalità quali impulsività o scarsa costanza.

Sutin e il suo studio

In uno studio del 2011 Sutin ha rilevato che le persone che hanno due tratti di personalità specifici, elevata instabilità emotiva (vulnerabilità alle emozioni negative quali ansia, tristezza, rabbia, solitudine) e bassa autodisciplina, bassa perseveranza e bassa costanza (tendenza ad essere disorganizzati, distratti, indisciplinati), presentano un rischio significativamente maggiore di avere problemi di peso e sviluppare l’obesità nell’arco della vita.

Più in generale lo studio di Sutin ha messo in luce che le oscillazioni ponderali e un aumento di peso nel lungo termine è più frequente in presenza di determinati atteggiamenti stabili della personalità quali l’impulsività, la ricerca di rischio o forti emozioni, competitività, agonismo. Soggetti ipercompetitivi o agonisti sono più soggetti a vivere le situazioni della propria vita quotidiana come stressose con la conseguente iperstimolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e successiva reazione infiammatoria (interna) e messa in atto di comportamento regolatorio (esterno) quale l’abuso di cibo.

Numerose ricerche hanno evidenziato che mangiare può rappresentare per alcune persone una forma di regolazione degli stati emozionali , che le difficoltà a fronteggiare le situazioni “trigger” alla base del “craving” contribuiscono a sviluppare stili alimentari di tipo “binge” , mentre l’autodisciplina è alla base di condotte di salute quali la regolare attività fisica.

Recenti approfondimenti (Gerlach, Jokela) hanno confermato la correlazione tra obesità e impulsività soprattutto nella popolazione femminile e laddove è rilevato un Binge Eating o un Binge Eating Disorder.



Principali caratteristiche di personalità nelle persone affette da obesità

  • Depressione
  • Insoddisfazione per il proprio corpo
  • Preoccupazione per la salute
  • Alterazioni nel ritmo sonno veglia e/o nella sessualità
  • Delusione generalizzate
  • Aspettative elevate e resistenza al cambiamento
  • Ambivalenza nella richiesta di aiuto

“esiste un’area di fenomeni clinici per cui le categorie del dualismo – mente/corpo – non solo non aiutano a comprendere, ma ostacolano la comprensione”.

Piero Porcelli, Medicina psicosomatica e psicologia clinica RaffaelloCortina 2009

“Le persone che presentano un disturbo di tipo psicosomatico devono essere trattate come se il loro problema fosse al 100% somatico e al 100% psicologico”

Bruno G. Bara, Manuale di Psicoterapia cognitiva BollatiBoringhieri1996

Il sintomo rappresenta il miglior modo che la persona ha trovato per far fronte ad una situazione e mantenere uno stato di equilibrio.

Vittorio Guidano

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